Lyrurus tetrix

Fagiano di monte

Lyrurus tetrix

Un fagiano alpino.

Nome specie: Lyrurus tetrix
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Tetraonidi
Nome comune: Fagiano di monte

Habitat e distribuzione: il fagiano di monte è presente in tutto il Nord dell’Eurasia, dalla Gran Bretagna alla Cina e Siberia. Diffuso su tutte le Alpi, è presente nei due Parchi del Marguareis e delle Alpi Marittime. Predilige le formazioni boscose rade a larice o ontano verde nelle quali trova, al suolo, una varietà di erbe alte, cespugli di ginepro, mirtillo e boschetti di rododendri e sorbo, dei cui frutti o germogli si nutre.

Aspetto: il fagiano di monte è un uccello che misura tra i 40 e 55 cm di lunghezza. Maschio e femmina sono molto differenti. Il maschio ha un piumaggio nero lucido con riflessi blu e pesa circa 1,3 kg. Il sottocoda bianco e le timoniere a forma di lira contraddistinguono la sua coda (da qui il nome di gallo forcello che gli è stato dato). Ha sopracciglia carnose (caruncole) rosse, molto visibili nella stagione degli amori. La femmina è marrone con bande sui fianchi più chiare. Pesa meno di un chilogrammo. La specie presenta particolari adattamenti ai climi freddi, quali le narici ricoperte di piume, i tarsi piumati e le dita provviste ai bordi di rachidi cornee con funzione di ampliamento della superficie di appoggio sulla neve, presenti solo in inverno: è un po’ come se il gallo forcello avesse le racchette da neve incorporate, che spuntano solo quando c’è bisogno! Nel Parco naturale del Marguareis, questo uccello adattato ai climi alpini trova uno degli areali più meridionali della sua diffusione.

Alimentazione: il fagiano di monte è erbivoro: foglie, gemme, semi, fiori e bacche costituiscono la maggior parte della sua dieta. I pulcini mangiano soprattutto insetti, ragni, e altri invertebrati.

Riproduzione: il fagiano di monte, a primavera, dà vita a parate amorose particolarmente spettacolari. In settori a elevata densità è possibile infatti osservare decine di maschi presenti sulla medesima arena di canto o lek (normalmente una chiazza di neve residua) dare luogo a scontri inframmezzati da emissioni di rugolii e soffi caratteristici. Le femmine, alle prime luci dell’alba, raggiungono le parti centrali delle arene per accoppiarsi con i maschi dominanti che hanno conquistato le posizioni più favorevoli. Dopo l'alcuni giorni dall'accoppiamento, le femmine costruiscono il nido, a terra, spesso nascosto tra i cespugli di rododendro o ginepro, nel bosco o nelle radure, dove vengono deposte da 4 a 10 uova di colore giallo chiaro con piccole macchie brune). La cova dura circa 4 settimane e in questo periodo la femmina abbandona il nido solo per nutrirsi. Fino al tardo autunno i piccoli restano in compagnia della gallina e si allontanano solo dopo aver vestito il piumaggio degli adulti.

Lo sapevi che...: i fagiani di monte sono caratterizzati da fluttuazioni cicliche delle consistenze dei popolamenti, dovuti probabilmente a serie di annate più o meno favorevoli. Il clima è uno dei fattori che influenzano la riuscita riproduttiva: per esempio forti piogge nel periodo immediatamente successivo alle schiuse, nevicate tardive nel mese di giugno e scarse precipitazioni nevose in inverno hanno un impatto molto negativo. Può poter sembrare strano che una scarsa presenza di neve danneggi i galli forcelli, ma per loro la neve è un modo per... difendersi dal freddo. Il fagiano di monte scava infatti nella coltre nevosa cunicoli, lunghi anche alcuni metri, all'interno dei quali trascorre le lunghe notti invernali, come testimoniano i mucchietti di fatte che emergono dalla neve durante il progressivo scioglimento. All’interno di questi cunicoli la temperatura si aggira intorno a pochi gradi sotto zero anche quando all’esterno sono rilevabili punte di oltre 20° sotto zero. Ovviamente tale situazione favorevole permette un minor consumo calorico ai fagiani di monte, proprio in una stagione in cui gli alimenti presentano i minimi contenuti proteici: una buona copertura nevosa invernale assicura quindi un maggior tasso di sopravvivenza ai rappresentanti della specie. Le popolazioni di forcelli sono minacciate inoltre dalla progressiva avanzata dei boschi a discapito dei pascoli nei settori destinati alla nidificazione: in particolare le formazioni di rododendro molto chiuse e gli alneti a ontano verde, in rapida espansione in tutto l'arco alpino, rendono sempre meno idonee le tradizionali zone di cova e di allevamento dei giovani. Altri elementi negativi per la sopravvivenza della specie sono da ricercarsi nell’aumento della viabilità ad alta quota, con conseguente disturbo antropico, nella costruzione di impianti di risalita, nella pratica irresponsabile dello sci fuori pista, nei prelievi venatori non corretti, nella presenza massiccia di cinghiali distruttori delle covate nelle aree riproduttive a primavera e nei primi mesi estivi.

Ultimo aggiornamento: 26/07/2022

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta aggiornato sugli eventi e le storie delle aree protette