Letture

Allora ero immortale

Letture

Le Marittime e le Liguri sono state raccontate e descritte con grande efficacia e suggestione da molti scrittori. Questa settimana proponiamo la lettura di un brano di Giorgio Bocca.

Il Corno Stella, il Canalone di Lourousa. Punta Stella e il Monte Stella | S. Mondino.

Allora ero immortale di Giorgio Bocca

Quante Argentere sulle nostre Alpi, dall’Argentiere di Chamonix alle valli Stura e Gesso. Piccoli, piccolissimi filoni d’argento subito depredati dall'uomo ma rimasti nei nomi come un miraggio di facile ricchezza. I romani ci mandavano allo scavo i captivos, i prigionieri, come dice a Courmayeur il Mont Chetif, i saraceni ci mandavano i nostri avi e forse per questo non gliela abbiamo ancora perdonata.

L’alta montagna per i ragazzi di Cuneo era e credo resti la salita al rifugio Morelli e la vista del Corno Stella e del canalino di Lourousa. Dicono che il Cervino sia il sasso massimo delle Alpi, ma il Corno Stella è il loro timone, il loro aratro arcaico, la loro gigantesca punta di lancia, la loro ara sacrificale. Una geometria casuale ma perfetta fa scendere accanto a questa granitica potenza, a questa incrollabile forza, uno dei canalini ghiacciati più ripidi delle Alpi. C’è un armonia pietrificata, ghiacciata, che ha il suo inevitabile culmine nel tridente dell’Argentera.

In quante ore facevamo il giro completo dalle Terme al Morelli al col di Nasta e ritorno alle Terme? Tre ore? Quattro ore? Certo che allora le ossa erano d’acciaio, allora si veniva giù a salti lunghi sulle pietraie senza guardare dove cadeva il piede. Allora ci credevamo immortali.

Il Matto è montagna amica, io ne ricordo la più bella escursione sci alpinistica. In maggio fra i due laghi il grande prato alpino si gonfia di neve primaverile, con pendenze simmetriche che ti spingono, ti sollevano nelle dolci curve. Dal lago superiore alla vetta i nevai non sono mai precipiti, li si risale a lunghi zig zag fino alla vetta, fino ad affacciarsi sul baratro luminoso in fondo al quale si vedono le Terme. Dei ghiacciai della Maledia ho una memoria di fresco e di frusciar di foglie, i bianchi lenzuoli esposti nel cielo che compaiono al bivio per Entracque sotto nubi trascorrenti, verde di prati e di pioppi, scorrere di acque. Avevo imparato, quando ero in vacanza a Valdieri, a traversare il Gesso in piena lasciandomi portare dall’acqua e cercavo di convincere gli amici: non aver paura, l’acqua ti fa passare sopra le pietre. Ma allora ero immortale. Adesso invece è il tempo delle memorie che sono la stessa cosa dei sentimenti: se c’è il sentimento ti ricordi le cose nei loro minimi particolari, negli odori, nei sapori, nel caldo e nel freddo, nella luce tagliente di un crepuscolo o in quella piena del meriggio.

Da: Le montagne della memoria, Cassa di Risparmio di Cuneo, 1990.

Ultimo aggiornamento: 16/04/2020

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta aggiornato sugli eventi e le storie delle aree protette