Letteratura

Un mondo alpino a parte

Letteratura

La complessità delle Marittime, un mondo alpino a parte, in un racconto di Massimo Mila.

Cima di Valmiana e Monte Matto dal Lago di Valcuca | E. Piacenza.

Massimo Mila Un mondo alpino a parte.

Ci sono zone delle Alpi che raggiungono maggiori altezze e che presentano maggiore estensione di ghiacciai, – per esempio le valli di Lanzo o l’alto Canavese – e che tuttavia valgono essenzialmente come un'imitazione su scala ridotta dell'alta montagna. Ci si va – per mancanza di tempo, d’allenamento o di quattrini – con la precisa intenzione di procurarsi un modesto surrogato del Monte Bianco o del Cervino. Ci si va con l’impressione di “accontentarsi” in mancanza di meglio.

Invece, niente di simile con le Marittime.

Si possono non amare, e non andarci affatto. Ma chi ci va, ci va per deliberata scelta: per tornare ogni tanto e rinnovare la conoscenza con un ambiente che ha certi suoi caratteri inconfondibili; modesti magari, e circoscritti da quelle limitazioni ben precise che sono la quota relativamente bassa e la scarsezza dei fenomeni glaciali, ma tali che non si possono trovare in altri luoghi.

Sarà il clima, sarà la conformazione del terreno, sarà la disposizione dell’arco alpino che in quel punto inserisce sulla direzione generale da sud a nord una cospicua digressione verso ovest, generando in questa torsione un notevole arruffio di catene parallele e diagonali (e, per accrescere la confusione, non sempre le cime più alte si trovano sulla catena geograficamente principale), fatto sta che le Marittime costituiscono, come si è detto, un mondo alpino a parte ed in se stesso compiuto. Mondo abbastanza complesso, anche, di cui non è facile penetrare i segreti senza una paziente opera di esplorazione personale. Non c’è da sperare di salire su un punto culminante e tornarsene a casa con un’idea chiara della disposizione delle catene e delle valli: ci sono anfratti, andirivieni, controtendenze, e soprattutto certe diaboliche curvature delle valli, che vanno a finire nei luoghi più imprevisti e che confondono mica male le idee di chi è abituato all’andamento rettilineo di valli e catene nelle Alpi Cozie e Graie.

Da: Scritti di montagna, Einaudi, 1992.

Massimo Mila (1910 - 1988) è stato un grande musicologo, professore incaricato nell'Università di Torino, dove fondò l'Istituto di Storia della Musica, antifascista e alpinista. Negli anni Trenta si legò alla corda dei forti accademici subalpini come Gervasutti, Chabod, Boccalatte, Rivero,... la sua attività alpinistica si interruppe bruscamente con l'arresto e sette anni di carcere per la sua attività contro il Regime. Mila riprese l’attività in montagna dopo la guerra, accomunando grandes courses classiche, qualche capatina nelle Dolomiti, viaggi extraeuropei arricchiti da ascensioni alpinistiche e una estesa attività sciistica. Il suo curriculum ricco di salite impegnative e prestigiose gli permise di diventare membro del CAAI (Club alpino accademico italiano).

Ultimo aggiornamento: 11/06/2020

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta aggiornato sugli eventi e le storie delle aree protette