Dal territorio

Ormea, porta del Parco Marguareis

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"Dal territorio": la pagina dedicata ai 17 comuni delle Aree Protette Alpi Marittime. Uno spazio per presentare le azioni e i progetti degli Enti locali dei nostri Parchi e Riserve naturali.

Ormea, il paese a forma di cuore.

"Dal territorio": la pagina dedicata ai 17 comuni delle Aree Protette Alpi Marittime. Uno spazio per presentare le azioni e i progetti degli Enti locali che costituiscono i nostri Parchi e Riserve.
Inauguriamo "Dal territorio" con l'intervista al sindaco di Ormea, Giorgio Ferraris.


Nella rete di Comuni che fanno parte delle Aree Protette delle Alpi Marittime è l’ultimo arrivato. Una new entry che risale al 2016, quando una porzione del suo territorio ai confini con Briga Alta è entrata a far parte del Parco del Marguareis.
Ormea – è di questo centro dell’alta Valle Tanaro che stiamo parlando – è terra di confine, tra Piemonte e Liguria, tra pianure padane e mare. E questa sua identità ibrida è evidente in tutto. Nell’agglomerato urbano, a metà tra paese alpino e borgo della Riviera, nel dialetto, nella sua famosa cucina bianca. In un territorio comunale che oltre al centro principale comprende una miriade di frazioni, molte delle quali pesantemente interessate dal fenomeno dello spopolamento, vive oggi un migliaio di persone, circa due terzi dei residenti ufficiali.
In municipio, al timone, c’è Giorgio Ferraris, capitano di lungo corso che prima dell’attuale esperienza, partita nel 2014, era già stato sindaco dal 1985 al 2004. Nel suo curriculum da amministratore ci sono anche dieci anni da presidente della Comunità Montana Alta Valle Tanaro, l’attuale presidenza dell’Unione Montana Alta Valle Tanaro, un mandato da consigliere regionale.

Sindaco, di che cosa si vive a Ormea?
A parte un po’ di pendolarismo, dal punto di vista occupazionale abbiamo una ventina di persone che lavorano nello stabilimento di Ormea della San Bernardo. Poi c’è gente impegnata nella casa di riposo, nella scuola forestale, che grazie al convitto crea anche dell’indotto, qualche ufficio pubblico. Per il resto ci sono settanta attività fra alberghi, pizzerie, bar, ristoranti, negozi, dunque l’economia principale è legata al terziario di tipo ricettivo. Solo in paese abbiamo nove bar, tre pizzerie, a Ponte di Nava ci sono tre ristoranti e un bar e due negozi. Si lavora sul turismo, soprattutto di prossimità, e sul passaggio.

I mitici villeggianti sono scomparsi, come dappertutto?
Qui ne abbiamo ancora una quota residuale. Sono famiglie con bambini, che si fermano mediamente tre settimane… Per l’80% e oltre sono liguri, ma anche gente che arriva dal Torinese, qualcuno dalla Lombardia. Di sicuro il turismo di prossimità proveniente dalla Liguria per noi è fondamentale.
Nell’ultimo periodo però forse qualcosa è cambiato, avete tratto vantaggio dalla chiusura del Tenda…
Vero. Abbiamo un buon passaggio di francesi che vengono verso il Piemonte e di cuneesi che hanno la casa in Costa Azzurra e che fanno il giro in senso opposto. La cosa interessante è che, obbligati a cambiare percorso, hanno cominciato a conoscere questa zona, la apprezzano e dunque ho l’impressione che ci sarà un effetto che andrà oltre il momento contingente legato all’impossibilità di utilizzare il Tenda. L’area di sosta, prima dell’alluvione del 2020, non aveva praticamente mai avuto camper di cuneesi, adesso è normale vederne setto otto parcheggiati: gente di passaggio, ma c’è anche chi ha scoperto la Valle Tanaro e ci torna più volte.

Si è detto del buon numero di strutture di accoglienza. Nel complesso hanno un livello qualitativo in linea con le richieste del mercato?
Il livello è da migliorare e qualcosa si sta muovendo. Ad esempio ci sono un paio di alberghi che si stanno attrezzando con un’area benessere. Soprattutto nella ristorazione ci sono realtà che lavorano molto, anche perché assicurano un rapporto qualità/prezzo davvero ottimo. Diciamo che servirebbero degli investimenti nelle camere.

Di questi tempi, tra pandemie e problemi vari, chi si va a impegnare in investimenti?
Difficile pensare che ci possa essere l’intervento di un imprenditore che investe e si mette ad ammodernare una struttura. Qui però abbiamo alcuni alberghi storici che hanno una gestione familiare in continuità. Magari non fanno grandi investimenti, ma il piccolo miglioramento continuo è assicurato.

Turismo vuol dire strutture ricettive ma anche animazione.
Ci stiamo dando da fare. Puntiamo molto sulla bici e sull’escursionismo. Nel periodo estivo proponiamo settimanalmente delle visite guidate con accompagnatore naturalistico. Tira molto il parco giochi, con locale bar annesso, che abbiamo fatto lungo Tanaro. Ci sono famiglie che hanno comprato casa a Ormea perché c’era il parco giochi.

Parliamo della ferrovia, croce e delizia della Valle Tanaro.
È il nostro gioiello. È stata costruita tra il 1885 e il 1893, all’epoca era il primo progetto di collegamento tra il Piemonte e la Riviera. Poi per ragioni di vario genere, anche politiche, si è data la preferenza alla Torino-Savona, e dopo ancora ci siamo trovati con la concorrenza della Cuneo-Nizza. Così in Valle Tanaro ci si è fermati a Ormea. Nel 1985 il ministro Signorile ha fatto un decreto di chiusura dei rami secchi, tra cui compariva anche la nostra linea. Grazie alle proteste il servizio è stato mantenuto, anche se con riduzione del personale e ridimensionamenti vari. Nel 2012 la Regione ha sospeso il servizio sulle linee minori, comprese la Cuneo-Mondovì, la Cuneo-Saluzzo, e la Ceva-Ormea…

Un progressivo smantellamento…
Ma noi non ci arrendiamo. Siamo entrati nella legge delle ferrovie turistiche, in prospettiva con il PNRR ci sarà un investimento importante delle Ferrovie su linee come la nostra, per il mantenimento sia strutturale sia degli edifici connessi, compresi i magazzini. Di recente insieme a Bagnasco e Nucetto abbiamo predisposto per il Bando Borghi un progetto di fruizione ambientale che ha come asse la linea ferroviaria e che utilizza le stazioni come punti di partenza per percorsi in bici e a piedi. Ed è da un po’ che stiamo lavorando alla ristrutturazione della stazione di Ormea: a breve al primo piano verrà sistemato l’ufficio turistico, e l’intero edificio sarà una sorta di vetrina del territorio, in cui verranno sviluppati temi come storia e cultura locale, oltre naturalmente all’ambiente. Proprio per questo abbiamo chiesto all’Ente Parco di destinare a questa struttura lo scheletro di uno degli orsi preistorici ritrovati qui in Valle Tanaro, che verrebbe sistemato in una saletta dedicata alla natura e al Parco. La stazione è lungo la statale, ha un ampio parcheggio, ci sono nelle immediate vicinanze un ristorante e un bar, dunque è un punto in cui la gente si ferma, ed è dunque ideale come porta di accesso all’alta valle e al Parco.

In più occasioni si è parlato della possibile trasformazione della linea ferroviaria in pista ciclabile. Un’ipotesi tramontata?
In valle abbiamo già una pista ciclabile da Ponte di Nava fino a Pievetta, sull’altro lato del Tanaro, in destra orografica, dunque non credo che la trasformazione della ferrovia in ciclovia sarebbe di utilità. La ferrovia è da mantenere. In questo momento l’unica destinazione possibile è quella di carattere turistico, come ho già detto c’è un grosso interesse nazionale su questo genere di ferrovie, perché ci si è accorti che rappresentano un prodotto ricercato, ancor più se in versione storica con locomotive a vapore. È un tipo di proposta che attira moltissimo i turisti stranieri. Il problema è avere una promozione di queste linee e una organizzazione più strutturata del servizio, ci vuole continuità dell’offerta, cosa che al momento non viene assicurata.

Una destinazione della ferrovia a esclusivo utilizzo turistico può reggere nel tempo?
Io non escludo che in futuro le cose possano cambiare. Oggi i costi di gestione sono molto elevati, perché ogni convoglio deve avere un macchinista, un aiuto macchinista, un capotreno… Chissà che anche grazie alle nuove tecnologie non si possa andare verso un sistema più snello, grazie al quale si possa riqualificare anche dal punto di vista del servizio pubblico quello che è stato l’investimento più importante fatto dallo Stato in Valle Tanaro.

A Ormea, come in tanti altri paesi delle valli, l’economia si regge essenzialmente sul turismo. Questa prevalenza non ha fatto sì che siano stati trascurati altri settori, in primis l’agricoltura?
È così. Noi stiamo cercando di stimolare in tutti i modi soprattutto i giovani a impegnarsi in attività che possono produrre reddito e che concorrono alla valorizzazione del territorio. Abbiamo contatti con una ditta che si occupa della produzione di oli essenziali a partire da piante officinali: il tema delle erbe, sia spontanee sia coltivate, è il principale su cui vorremmo investire. Certo non è facile, perché in montagna i margini di guadagno in agricoltura sono davvero molto ridotti. Bisogna puntare sull’integrazione tra più attività, ma non è facile trovare meccanismi di questo genere. Non è un caso che a Ormea, a parte alcune realtà che si dedicano all’allevamento, abbiamo una sola azienda che si regge su coltivazioni.

Ormea che cosa si aspetta dal Parco?
Ormea è un po’ la porta di ingresso al Parco sul lato Tanaro e secondo me bisogna valorizzare insieme questo ruolo. Non c’è solo l’Alta Via del Sale, ci sono altre cose interessanti, e dobbiamo saper intercettare quelle persone che transitano lungo una via di passaggio molto frequentata spesso senza sapere che qui c’è un’area protetta. Il Parco è un valore aggiunto per far conoscere la parte alta della valle, quella da Ponte di Nava in su, che ha dei paesaggi e degli ambienti davvero speciali. Mi sembra che una serie di cose si stiano facendo: ci sono collaborazioni sui progetti, sulla manutenzione della sentieristica, il Parco organizza alcuni eventi con il suo personale… I presupposti per lavorare bene in sinergia ci sono tutti.

Ultimo aggiornamento: 10/03/2022

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