Progetto LIFE Wolfalps EU

Conclusa la "fase 1" del monitoraggio nazionale del lupo

Progetto LIFE Wolfalps EU

È terminata la raccolta sistematica dei segni di presenza del lupo su Alpi e Appennino ligure e piemontese. Con i dati si otterrà una stima oggettiva dell'abbondanza del predatore.

Impronta di lupo | A. Rivelli.

Nei giorni scorsi si è conclusa la raccolta sistematica dei segni di presenza del lupo sul campo, la “fase uno” del primo monitoraggio nazionale delle specie lanciato nell’autunno 2020 dal Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero per la Transizione Ecologica).

Cosa vuol dire raccolta sistematica? Che la ricerca dei campioni si svolge sulla base di protocolli condivisi e standardizzati e viene svolta durante un arco temporale definito, con scadenze fisse, spesso in date concordate, da operatori formati e su percorsi prestabiliti, che si chiamano transetti. Il progetto LIFE WolfAlps EU ha svolto il coordinamento del monitoraggio su tutte le regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, e sull’Appennino Ligure-Piemontese. In quest’area sono stati impegnati circa 1000 operatori, che hanno percorso circa 1250 transetti, ripetendoli periodicamente da ottobre a marzo fino a coprire una distanza di oltre 8000 chilometri. Del network lupo alpino fanno parte Regioni, Parchi Nazionali e regionali, carabinieri forestali, tecnici dei comprensori di caccia e quaranta associazioni tra cui Wwf, Cai, Legambiente, Lipu, Aigae. Un ringraziamento speciale va ai volontari, che a loro spese e nel tempo libero hanno dato un contributo fondamentale, e ai cofinanziatori del progetto LIFE, e - in particolare - a Fondazione Capellino che riveste un ruolo di primo piano.

Il lavoro di campo ha richiesto uno sforzo enorme, ma necessario. Infatti non è possibile fare una conta diretta ed esaustiva dei lupi presenti sul territorio, perché si tratta di una specie elusiva che occupa territori di grande estensione. La vera novità del 2020-2021 è che per la prima volta è stato usato un metodo rigoroso e sistematico di raccolta dei segni di presenza su scala nazionale.

Fino a oggi, dal punto di vista del monitoraggio del lupo, la Penisola era divisa in due: sulle Alpi i dati erano più precisi perché, a partire dal ritorno dei primi branchi negli anni ‘90, sono stati raccolti in coordinato, seppure con qualche discontinuità (mancano, per esempio di dati dal 2012 al 2014 e quelli dal 2019 al 2020). Nel periodo 2017-2018 erano stati stimati almeno 293 esemplari (un dato ormai obsoleto). Invece nel resto d'Italia, i monitoraggi non erano svolti in modo coordinato su tutto il territorio, ma erano a cura dei singoli Enti e amministrazioni (quindi con modalità e tempistiche non uniformi). Mettendo insieme i parametri raccolti, si era ipotizzata per l’Italia peninsulare la presenza di un numero di lupi compreso tra 1000 e 2500. Quest’anno, per la prima volta, per fare di più e meglio, le istituzioni e le associazioni hanno unito le forze a scala nazionale per stimare la distribuzione e la consistenza del lupo dalle Alpi alla Calabria e alla Puglia.

Con il mese di aprile inizia la “fase due” del monitoraggio: tutti i dati raccolti sono validati e archiviati e i campioni biologici vengono inviati ai vari laboratori di genetica di riferimento. Una volta terminate le analisi genetiche, i risultati ottenuti, saranno integrati con le informazioni ricavate da video e fototrappolaggi, osservazioni dirette verificate, piste di impronte e wolf-howling (ululati indotti per documentare la presenza di cucciolate). La fase finale vedrà l’elaborazione dei dati raccolti, con l’applicazione di modelli statistici e grazie al supporto di un gruppo di ricercatori per ottenere la stima di distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo in Italia.

Alla fine del 2021 potremo quindi disporre della prima stima a livello nazionale. Un dato importante, finalmente a disposizione delle istituzioni, che sono tenute a comunicare periodicamente alla Commissione Europea i dati relativi allo status di conservazione del lupo (essendo la specie inserita nell’allegato D della direttiva Habitat come “specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”) e a prendere decisioni che, con l’espansione della popolazione in zone nuove, alcune a bassa quota, pongono di fronte a scelte inedite. Il primo passo verso qualsiasi tipo di ipotesi per la gestione della specie lupo è la conoscenza scientifica dello status della popolazione - per questo i dati del monitoraggio sono fondamentali.

Informazioni: info@lifewolfalps.eu

Ultimo aggiornamento: 22/04/2021

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