XXIX Festa della Segale / 22 Agosto

Filio dello spedale

XXIX Festa della Segale

Ritrovo: Arena manifestazioni, Sant'Anna di Valdieri.
Prenotazione obbligatoria sulla piattaforma Eventbrite.it

Ermanno Rovella in Filio dello spedale | G. Ferrando

La XXIX Festa della Segale apre sabato 22 agosto, alle ore 21, con lo spettacolo teatrale Filio dello spedale: la storia di Michè, orfano, classe milleottocentonovantotto. Michè, come spesso accadeva, viene preso a carico da una famiglia contadina in cambio di quei due soldi che lo Stato versava a chi prendesse in casa un orfano, un figlio dell’ospedale. La storia di Michè non è affatto una storia speciale, tutt’altro, è la storia di quasi tutti gli orfani che abbiano avuto in sorte il nascere a ridosso della prima guerra mondiale, ed è esattamente da questo che dipende la scelta di raccontarla.

Il testo di Filio dello Spedale è innanzitutto un recupero di memoria storica, partendo dal presupposto che, se la storia la fanno i colti, i ricchi ed i vincitori, le storie della gente come Michè sono quelle che non ci sono state raccontate. Le storie dei contadini, degli umili che sono partiti per il fronte a combattere una guerra di cui non sapevano nulla, con il fuoco nemico davanti ed il fuoco amico alle spalle per impedire loro di ritirarsi, sono ancora tristemente ignorate, mentre prosegue indisturbata la propaganda patriottica del Piave che mormorava. Non viene raccontato come l’abbandono della terra per andare al fronte rovinasse le famiglie che solo la terra avevano, non viene raccontato l’autolesionismo dei ragazzi nel disperato tentativo di non passare la visita medica, non viene raccontato come la vita che lasciavano per andare in trincea fosse, già di partenza, una vita di fatiche che le generazioni più recenti hanno scelto di dimenticare.
Filio dello spedale è uno spettacolo di Alice Bignone con Ermanno Rovella, messo in scena dalla Compagnia teatrale Salz.

Registra la tua partecipazione
L'ingresso allo spettacolo è gratuito, ma a causa di un numero limitato di posti a sedere, ti chiediamo di registrare la tua partecipazione – e di stampare, o scaricare sullo smartphone, il biglietto della tua prenotazione – cliccando qui.
In alternativa puoi registrarti all'evento telefonando allo 0171 976800.

Nota
Lo spettacolo si terrà all’aperto, presso l’Arena dell’Ecomuseo della Segale.
L’accesso all'arena sarà permesso solamente agli spettatori registrati all'evento e muniti di mascherina, che dovrà essere indossata dall’ingresso fino al raggiungimento del posto assegnato, e comunque ogni qualvolta ci si allontani dallo stesso, incluso il momento di deflusso.



Per saperne di più

La storia di Michè parte dunque dal recupero storico di come fosse la vita normale di chi viveva della terra, delle bestie, di chi a scuola andava nei due mesi in cui i campi erano a riposo o non andava affatto. La ricerca storica si è appoggiata largamente al lavoro inestimabile di Nuto Revelli, le testimonianze de “Il mondo dei vinti” in particolare, e nel delineare quel mondo i testimoni avevano in bocca, come verità indiscutibili, cosa fosse definibile come “uomo”, chi fosse e cosa dovesse fare per rispondere al nome di “uomo”. Seguendo una narrazione maschile non è stato possibile ignorare quelle che erano le leggi incrollabili del ruolo maschile, che fin da bambino veniva costretto in uno spazio ben definito: quello della forza, del lavoro, del dovere, dove queste caratteristiche sono talmente preponderanti da lasciare poco spazio al resto. La narrativa del lavoro come scopo e funzione dell’uomo era assorbita, anche e soprattutto per sopravvivenza, al punto che non era necessario cercare nient’altro, fin da bambini. Per questa ragione, nel raccontare Michè, la sua vita e la sua guerra, la scelta è stata quella di partire dal personaggio di Patroclo, che pur di fare la cosa giusta, la cosa da uomini, va al suicidio con addosso l’armatura da Achille per riportare in battaglia gli achei. Nel raccontare Michè non si parla di un uomo forte, ma di un uomo che deve essere forte perché quella è la conditio sine qua non dell’essere uomini. Necessariamente questa ricerca di virilità va a sbattere con la realtà orribile che è stata la guerra di trincea, troppo oltre quello a cui ciascuno dei ragazzi mandati al fronte poteva essere preparato. Attraverso il lavoro di recupero storico di Aldo Cazzullo, che con “La guerra dei nostri nonni” raccoglie episodi dei soldati delle estrazioni più disparate, e sempre appoggiandosi al lavoro di Revelli, la storia di Michè si sposta quindi al fronte, lasciando da parte ogni narrativa patriottica e presentando la realtà di un ragazzo impreparato e spaventato come tutti i suoi compagni d’armi che si chiede come continuare ad essere forte, quale sia la cosa giusta, mentre i soldati intorno a lui si sbriciolano davanti alla guerra, e scegliendo, come Patroclo, di fare ciò che pensa sia il compito di un uomo.

La narrazione non avviene in italiano bensì in un grammelot di dialetti che, per quanto comprensibile, possa riportare ad un mondo che l’italiano non lo conosceva.
Filio dello spedale è la storia dei nostri bisnonni, cresciuti con la pressione di essere uomini, spediti al fronte senza preparazione, e nessuno di loro al fronte bestemmiava in italiano, nessuno di loro è in italiano che chiedeva al commilitone alfabetizzato di scrivere una lettera a casa.
Filio dello spedale è la storia di una generazione mandata a combattere per l’Italia quando a malapena sapeva di essere italiana.

Ultimo aggiornamento: 23/05/2022

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta aggiornato sugli eventi e le storie delle aree protette