Siti di importanza naturalistica o archeologica

Riserve delle Aree Protette Alpi Marittime

Siti di importanza naturalistica o archeologica

L'Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime gestisce otto Riserve naturali, nate per tutelare alcuni importanti siti di interesse naturalistico, archeologico e paleontologico.

L'Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime gestisce, oltre ai due parchi naturali delle Alpi Marittime e del Marguareis, otto riserve naturali distribuite su un ampio territorio – dalle Alpi all'Alta Langa passando per la pianura – nate per tutelare alcuni tra i più importanti siti di interesse naturalistico, archeologico e paleontologico della provincia di Cuneo.




Riserva Naturale Grotte del Bandito

Riserva naturale delle Grotte del Bandito | L. Giraudo

Il massiccio cristallino dell'Argentera è stretto da un abbraccio di rocce sedimentarie (calcari e dolomie). In queste rocce meno compatte e più permeabili rispetto a quelle cristalline delle cime dell'alta valle, l'acqua, infiltrandosi attraverso crepe e fenditure, ha scavato nel corso dei millenni gallerie e cunicoli.
Il più importante sistema sotterraneo della valle è rappresentato dalle Grotte del Bandito, che si aprono in prossimità del torrente Gesso, nel Comune di Roaschia. Qui, sono stati ritrovati resti di Ursus spelaeus, l'antico orso delle caverne. Qui i valligiani hanno scavato a lungo in cerca di pagliuzze d'oro. Qui, sfruttando il clima stabile delle grotte, svernano colonie di Chirotteri, il cui letargo non va assolutamente disturbato, pena la morte dei pipistrelli. Qui vivono specie di invertebrati perfettamente adattati all'ambiente sotterraneo. Per il loro interesse naturalistico e archeologico, le Grotte del Bandito sono oggi una Riserva Naturale ricompresa nel SIC IT1160056 “Alpi Marittime": esse sono sottoposte a tutela e l'accesso alle cavità è strettamente limitato ad attività di ricerca o a visite autorizzate/condotte dal Parco.

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La Riserva Naturale Rocca San Giovanni-Saben

Riserva Naturale Rocca San Giovanni-Saben

Un'alta parete grigia di calcare si alza alle spalle dell'abitato di Valdieri, nella media Valle Gesso. Qui si trova la Riserva naturale di Rocca San Giovanni-Saben (prima Riserva naturale speciale Juniperus phoenicea), che dal 1984 protegge il popolamento più settentrionale di ginepro fenicio, una pianta mediterranea che riesce a sopravvivere in questo luogo, insieme a numerosi altri endemismi amanti degli ambienti caldi e secchi, grazie al microclima favorevole della falesia calcarea, esposta in pieno Sud. Fra questi ricordiamo il ginepro thurifero (Juniperus thurifera), la Campanula macrorrhyza, il Cardus litigiosus, il Crocus versicolor e la Primula allionii.
Le particolarità climatiche e geomorfologiche della Riserva hanno ovviamente influito anche sulla fauna. Nel settore entomologico va sottolineata la presenza di Papilio alexanor, farfalla mediterranea confinata sulle Alpi in stazioni ristrette e relitte, nelle quali vive in stretta associazione con la Ptychotis saxifraga, una pianta delle Ombrellifere che funge da nutrice dei bruchi. Ancora fra i macrolepidotteri sono stati individuati i rari Euchloe tagis, Celerio vespertilio e Proserpinus proserpina.
Curiosa, sempre a livello di insetti, la presenza della formica schiavista (Polyergus rufescens), che sfrutta altre formiche come cibo e manodopera gratuita. La Riserva, proprio per la sua posizione e il suo clima, è frequentata tutto l'anno da numerose specie di uccelli, fra i quali il maestoso falco pellegrino (Falco peregrinus). Per l'alto valore naturalistico della Riserva, la fragilità dell'ambiente e delle specie che vivono al suo interno, l'accesso è regolamentato e un solo sentiero è aperto ai visitatori.

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Riserva Naturale Ciciu del Villar

Riserva Naturale Ciciu del Villar

La Riserva naturale dei Ciciu del Villar, a nord est di Villar San Costanzo, nei pressi di Dronero, rappresenta una zona di grande interesse sia per le peculiarità geologiche sia per la ricchezza della fauna. Presso lo sbocco vallivo del fiume Maira, si alzano infatti i curiosi e pittoreschi monumenti naturali noti come “Ciciu del Villar” o “ciciu ‘d pera”, termini che nella parlata locale significano “fantocci del Villar”, “pupazzi di pietra”.
I ciciu hanno origine del tutto naturale: hanno l’aspetto di grandi funghi rocciosi, composti da un “gambo” di terra compatta su cui poggia una sorta di “cappello” costituito da un masso. Si sono formati a causa dell’erosione fluviale, che ha risparmiato le porzioni di terreno che erano protette da massi, facendole emergere progressivamente, come colonne incappucciate. Non sono stati i ciciu ad alzarsi, quindi, ma il terreno circostante ad abbassarsi, scavato dagli affluenti del Rio Faussimagna, affluente di sinistra del Maira. Quest’azione erosiva è ancora in atto: il destino dei ciciu è segnato.
Nei prossimi secoli diventeranno sempre più alti e magri fino a che il loro cappello non cadrà: senza protezione, i “gambi” spariranno dilavati dalle piogge fino a che dei ciciu non resterà che il ricordo. La Riserva è gestita dall’associazione Provillar e l’ingresso è a pagamento dalla primavera all’autunno e nei fine settimana. Nella Riserva sono segnalati percorsi di visita: particolarmente interessante è l’anello didattico Ciciuvagando, che conduce alla scoperta delle peculiarità dell’area protetta.
Il percorso risale la zona dove maggiore è la presenza dei ciciu attraverso due itinerari lungo i quali si incontrano tre tipici casotti in pietra (costruzioni agricole recuperate dal Parco) contenenti informazioni sulla storia, sulla natura e sulla geomorfologia del territorio.

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Riserva Naturale Crava Morozzo

Riserva Naturale Crava Morozzo

La Riserva naturale di Crava Morozzo è uno dei più importanti ambienti umidi del Piemonte meridionale, tutelato già dal 1979 come Oasi della LIPU.
La Riserva Naturale occupa in massima parte i terrazzamenti prodotti dal torrente Pesio e comprende due bacini artificiali, comunemente definiti laghi di Crava e di Morozzo, e alcuni stagni di diversa profondità, realizzati nel corso degli anni per favorire la biodiversità dell’area. La ricchezza dei diversi ambienti umidi ha favorito l’insediamento di numerose specie avifaunistiche, tanto che sono state censite circa centocinquanta specie di uccelli di cui una sessantina nidificanti. Due sono gli accessi alla Riserva: uno è localizzato all’altezza del torrente Pesio, lungo la strada che unisce gli abitati di Crava e Rocca de Baldi, l’altro ingresso è situato all’uscita di Morozzo (in direzione Crava).
Un percorso naturalistico, una pista ciclabile e un percorso equestre permettono di scoprire la natura della Riserva a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Nei pressi dei laghi di Crava e di Morozzo alcuni capanni di osservazione permettono di dedicarsi al bird watching senza disturbare l’avifauna, mentre il capanno sommerso consente un punto di vista insolito sui frequentatori a penne e pinne.

Nel cuore della Riserva, l’accogliente Foresteria dell’Oasi, ricavata da un antico cascinale, propone una piacevole sosta ristoratrice per una gita in giornata o per qualche giorno di riposo a contatto della natura.

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Riserva Naturale Benevagienna

Riserva Naturale Benevagienna

La Riserva naturale di Benevagienna è stata istituita nel 1993 per tutelare una delle aree archeologiche più significative del Piemonte, che conserva le vestigia di un’antica città romana – Augusta Bagiennorum – fondata all’inizio dell’età imperiale dal primo imperatore, Ottaviano Augusto. La città aveva un’importanza strategica per il controllo dei traffici tra la pianura, le valli degli affluenti del Po, i valichi alpini e la costa ligure. Le campagne di scavo iniziate negli anni ’50 del Novecento hanno riportato alla luce le fondazioni del teatro, i resti della basilica, dell’acquedotto, dell’anfiteatro e di un tempio. L’area protetta si estende per 213 ettari nel comune di Bene Vagienna, includendo in una ulteriore area di salvaguardia anche una porzione del comune di Lequio Tanaro. La Riserva dispone di un ampio parcheggio, di un’area attrezzata con tavoli e fontana e di un sentiero archeologico autoguidato. Per valorizzare al meglio le emergenze archeologiche e i reperti esposti nel Museo localizzato nel centro storico di Bene Vagienna, è operativo un attivissimo centro di attività archeologiche che ogni anno accoglie migliaia di studenti alla scoperta della civiltà dell’Impero Romano.

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Riserva Naturale Sorgenti del Belbo

Riserva Naturale Sorgenti del Belbo

Nella zona dell'Alta Langa, a pochi chilometri da Ceva, si trova un dolce altopiano ondulato che si sviluppa intorno ai 700 m di quota.
Esteso per 466,9 ettari, è compreso nei territori dei tre comuni di Montezemolo, Camerana e Saliceto, al confine della provincia di Cuneo con quella di Savona, fra Piemonte e Liguria. Fra queste boscose colline nasce il torrente Belbo, che serpeggia per alcuni chilometri attraverso zone umide, dove gli appassionati di botanica possono ammirare in primavera importanti fioriture e, in particolare, ben 22 specie diverse di orchidee. Le sorgenti del Belbo sono l'unico ambiente umido dell'Alta Langa: per questa ragione, dal 1993, sono diventate Riserva naturale sotto la tutela prima del Parco naturale del Marguareis e oggi delle Aree Protette delle Alpi Marittime.

Una fitta rete di strade bianche e sentieri ben segnalati offre un terreno d'elezione per la mtb e per le passeggiate a piedi e a cavallo. I visitatori possono fruire lungo il percorso di alcune accoglienti aree attrezzate. La collocazione geografica di questa Riserva ne fa un'ottima tappa nell'ambito di circuiti turistici della Langa e della Valle Tanaro.

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Riserva Naturale Grotte di Bossea

Riserva Naturale Grotte di Bossea

Il complesso carsico sotterraneo di Bossea, in Val Corsaglia, e l’area in superficie che costituisce il bacino di assorbimento delle acque che confluiscono nella grotta sono stati riconosciuti come Riserva naturale nel 2011. La cavità è stata scoperta intorno al 1850 e da allora è stata via via esplorata dagli speleologi ben oltre la zona attualmente visitabile. Fin dalle prime esplorazioni furono ritrovati numerosi resti di Ursus spelaeus, l’orso della caverne, che frequentava la cavità fra gli 80.000 e i 12.000 anni fa: nella parte finale del percorso, una teca contiene la ricostruzione di uno scheletro intero di orso. Prima grotta italiana aperta al pubblico, nel lontano 1874, Bossea ha infatti uno sviluppo considerevole, con circa 3 km di lunghezza totali e una successione di grandi ambienti – i cosiddetti “saloni” – ricchi di concrezioni (stalattiti, stalagmiti, sculture naturali), che il percorso di visita attraversa in salita. La grotta si articola lungo il torrente sotterraneo che l’ha scavata nel corso dei millenni e che forma in alcuni punti fragorose cascate e in altri laghi tranquilli e trasparenti. Bossea ospita un importante Laboratorio Carsologico curato dalla sezione di Cuneo del Club Alpino Italiano, che da circa cinquant’anni si occupa dello studio dei fenomeni fisici, chimici e biologici che si verificano in questo ambiente sotterraneo.

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Riserva Naturale Grotte di Aisone

Riserva Naturale Grotte di Aisone

La falesia rocciosa che domina Aisone è caratterizzata da una serie di cavità naturali frequentate dal V millennio a.C. dai primi abitanti della valle Stura.
L’importanza archeologica del sito emerge a metà Novecento con le ricerche e i ritrovamenti di Ferrante Rittatore, archeologo e professore dell’Università di Milano, che sin da bambino trascorreva lunghi periodi estivi nelle valli cuneesi.
Lo studioso, dopo aver esplorato le grotte della falesia, concentra le sue ricerche su due ripari sottoroccia: in uno individua i resti di una sepoltura presumibilmente infantile, mentre in quello adiacente conduce un vero e proprio sondaggio esplorativo, a cui faranno seguito ricerche condotte con metodi scientifici.
Dal riparo 10 proviene abbondante materiale archeologico: strumenti in selce e quarzo, ceramica, lame di asce in pietra verde levigata, resti archeobotanici e faunistici. I contatti con popolazioni anche lontane sono documentati dalle rocce silicee impiegate per la realizzazione di strumenti da taglio e punte di freccia: oltre alla materia prima locale, non mancano strumenti realizzati in selce proveniente da altre aree, come i Monte Lessini (Prealpi Venete) e il versante francese. Per il quarzo il luogo di prelievo sembra essere il Massiccio cristallino dell’Argentera, che sorge sul lato opposto della valle Stura.

La caccia era la principale strategia di sussistenza dei gruppi umani, come testimoniato dalla predominanza di specie selvatiche tra i resti ossei conservati. I ripari erano ottimi punti di osservazione per cacciatori specializzati nell’appostamento e agguato alla fauna selvatica, per garantire l’approvvigionamento alimentare del resto della comunità, insediata nei campi base, posti in luoghi a quote più accessibili.
L’analisi dei carboni di legna ha permesso di ricostruire l’ambiente circostante: nel V millennio a.C. la copertura boschiva era dominata da pino e quercia decidua, utilizzata anche come combustibile all’interno del riparo.

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Ultimo aggiornamento: 28/04/2023

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