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Sulle tracce del Gatto selvatico europeo

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Un progetto di ricerca scientifica a cura del Cras e di enti, tra questi le Aree Protette Alpi Marittime, per cercare il felide nel cuneese e tutelarlo anche grazie all'aiuto degli amici della natura.

Gatto selvatico | Luca Lapini

Il Cras (Centro Recupero Animali Selvatici) si è messo sulle tracce del gatto con la coda ad anelli. La sfida dell'associazione di volontariato di Bernezzo è di trovare nel territorio cuneese, attraverso un’ambiziosa ricerca scientifica, il gatto selvatico europeo, il "fantasma", ma in carne ed ossa, dei boschi. Il progetto di monitoraggio della specie si svolge in collaborazione con Provincia di Cuneo, Aree Protette Alpi Marittime, Parco Fluviale Gesso e Stura, Associazione Pro Natura e Museo di Storia Naturale di Torino.
L’iniziativa per essere condotta con successo ha bisogno anche dell’aiuto degli amici della natura.

Il felide (Felis silvestris silvestris) era diffuso nelle aree di media montagna fino agli anni ’70 del secolo scorso ma la sua presenza si è andata riducendo, fino all’estinzione nel cuneese. perché annoverato tra gli animali nocivi – insieme ad aquila e gipeto, martora e faina, tra i tanti -, come si può capire da quanto scrive l’innocuo giornale “L’amico dei fanciulli” (1890): “Il gatto selvatico, uno dei più terribili malandrini che si nascono nelle nostre foreste, uno dei quadrupedi più infesti alla comune selvaggina. La stessa volpe è un innocentino a petto di questo gattaccio”.
Nella realtà, il gatto selvatico europeo come tutti quegli animali che un tempo erano considerati “nocivi” ha un grandissimo ruolo ecologico e alcune recenti segnalazioni provenienti dalla Valle Roia e dall’Appennino Ligure-Piemontese hanno riacceso la speranza che qualche individuo sia presente anche sul versante della nostra regione.
Del gatto vi sono dati sulla popolazione dell’Italia centrale, in espansione verso la Liguria, e su quella dell’Italia nord-orientale, mentre sono carenti quelli recenti sullo stato della popolazione nell’Italia nord-occidentale. Una scarsità di informazioni che ricercatori, enti e volontari intendono colmare con il progetto Sulle tracce del gatto selvatico. Un piano di monitoraggio nelle zone del cuneese più idonee alla presenza del mammifero: le valli Gesso, Vermenagna, Po e quelle del Monregalese.

Perché questa ricerca? Il patrimonio naturale (e non solo) delle zone di media montagna è di inestimabile valore, ambienti in cui dimorano specie animali e vegetali spesso minacciati da distruzione dell’habitat e attività antropiche. Indagare la presenza del gatto selvatico è una sfida che ha come obiettivo la tutela del patrimonio faunistico delle nostre montagne e il recupero di quegli importanti elementi di regolazione dei delicati equilibri naturali che l'uomo per ignoranza ha compromesso. Avere informazioni sulla presenza del gatto selvatico europeo, permetterà di agire per la sua conservazione, minacciata soprattutto dall’ibridazione con il gatto domestico.
Il gatto selvatico è un felide carnivoro, elusivo e solitario: improbabile osservarlo direttamente in natura e difficile distinguere i segni della sua presenza (escrementi e impronte) da quelli del suo cugino domestico. Il monitoraggio avviene utilizzando la tecnologia del "fototrappolaggio", una tecnica che utilizza sofisticate macchine fotografiche comportando una notevole spesa economica e sforzo umano.

Affinché il progetto possa essere attuato serve il contributo degli amici della natura per un sostegno nell’acquisto di fototrappole e poi di pile, schede SD, sistemi di sicurezza anti-ladro e contribuire alle spese per la ricerca facendo un’offerta sulla piattaforma di crowfounding (raccolta fondi) “Rete del dono”.

La campagna di raccolta fondi si concluderà il 15 gennaio 2023.


Ultimo aggiornamento: 22/09/2022

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