Sulle tracce del gatto selvatico
Il gatto selvatico in Italia
Sulle tracce del gatto selvatico
Il gatto selvatico europeo era diffuso fino agli anni ‘70 del secolo scorso in quasi tutta Italia. La sua distribuzione si è ridotta drasticamente a causa della persecuzione da parte dell’uomo.

Il gatto selvatico europeo era diffuso fino agli anni ‘70 del secolo scorso in quasi tutta Italia. Considerato animale “nocivo”, la sua distribuzione si è ridotta drasticamente a causa della persecuzione diretta da parte dell’uomo.
In Italia il gatto selvatico è caratterizzato da quattro gruppi genetici distinguibili – Nord Est, Penisola (a sua volta suddivisa in almeno due sottogruppi), Sicilia e Sardegna (dove però vive il gatto selvatico sardo del gruppo lybica) – che si sono originati in seguito ai ripetuti cambiamenti climatici del Quaternario (Mattucci et al., 2013) e che rappresentano, pertanto, delle unità conservazionistiche di estrema importanza per la sopravvivenza delle sottospecie stessa nel territorio italiano.
La sua recente espansione naturale è minacciata dall’ibridazione con il gatto domestico.
Per quanto riguarda l'area cuneese, con riferimento anche ai territori gestiti dalle Aree Protette Alpi Marittime, scienziati e volontari sono alla ricerca di segni di presenza del gatto selvatico attraverso il monitoraggio delle aree ritenute idonee alla vita della specie.
La mappa che segue rappresenta in blu le aree di idoneità e in rosso le aree non idonee; l'idoneità è stabilita mediante l'analisi di alcuni fattori ritenuti determinanti: altitudine, esposizione, copertura vegetazionale, presenza storica e tipologia di centro abitato.