Letteratura

Alpi Liguri primo amore

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Come sono nate le Alpi Liguri? Un racconto di Silvano Gregoli.

Il Marguareis | P. Bolla.

A volte viene da chiedersi perché siano andati a chiamare “Alpi Liguri” una catena di Alpi piemontesi che di ligure non ha praticamente niente. Spiegazioni se ne sentono tante, tutte erudite, per carità: cavilli antropologici, sofismi geologi ci, preziosismi entomologici… Ma potrebbe anche essersi trattato di un motivo più banale: cerchiamo di ricostruire il fatto.

Correva un anno non meglio precisato di un secolo passato. Un gruppo di geografi riuniti a congresso stava cercando di attribuire un nome al primo segmento delle Alpi Occidentali, compreso tra il Colle di Cadibona a sud e il Colle della Maddalena a nord. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che i montanari che vivevano annidati tra le pieghe di quell'aspro territorio alpino non avevano alcuna affinità con il mare: nessuno di loro sapeva nuotare, tutti credevano che i pesci di rio fossero velenosi, e molti erano afflitti da rustici gozzi, dovuti a un'endemica carenza di iodio. Eppure, nonostante le spiccate caratteristiche terrestri del territorio, bisogna ammettere che da qualche rara cima, alcuni rarissimi giorni dell'anno, si intravedeva a volte un lontano luccichio indistinto: il mare!
Per i geografi la tentazione romantica fu irresistibile e la scelta del nome "Alpi Marittime" fu felice. Di colpo villeggianti e turisti cittadini sentirono un profumo d'alghe e tutti affermarono di aver visto il mare anche se le loro gite si erano svolte su versanti esposti a nord e in giornate nebbiose. In seguito si scoprirono numerose "vie del sale” e nelle nostre valli le acciughe andarono a ruba. Ad alcuni parve perfino di scorgere nel bel mezzo di un’alta parete rocciosa le impronte fossili di numerose balene.
Ma la catena era troppo lunga e i geografi, per evitare che si danneggiasse, decisero in un secondo tempo di troncarla in due. Il settore più settentrionale –il meno marino per intenderci – era il più imponente e, data la vicinanza con il capoluogo di provincia, era anche il più raccomandato. Ottenne perciò di conservare l’esotico qualificativo di "marittimo". Il guaio ormai era fatto. Lo spezzone più meridionale delle antiche Alpi Marittime doveva cercarsi un altro nome.

I geografi sono brava gente e dopo un breve dibattito convennero che il toponimo di tale spezzone dovesse esprimere una filiazione marina ancora più stretta di quella delle neonate Alpi Marittime. Numerose proposte videro la luce, ma tutte furono scartate. Dopo giorni e notti di interminabili battibecchi, molti luminari cominciarono a spazientirsi e a lasciarsi vincere dalla stanchezza. Il destino delle nostre belle montagne piemontesi era appeso a un filo. E così, quando il più barbuto di tutti gli scienziati a congresso propose di qualificarle con l'epiteto di "ligure" – epiteto marino per eccellenza –, il suo intervento fu salutato da un applauso scrosciante. A sud-est delle Alpi Marittime, terrestri com'esse e com'esse gagliardamente piemontesi, erano nate le" Alpi Liguri”.

La storia delle Alpi Liguri non l'ha scritta Whymper, non l'ha scritta Coolidge, né Brockedon, né Freshfield.
Mancano solo cinquecento metri alle cime più elevate per issarsi all'altezza delle vicine Marittime, eppure sono bastati cinquecento metri di erosione in più, cinquecento metri di aria rarefatta in meno, per renderle meno seducenti agli occhi dei romantici avventurieri d'oltremare. Certo sono venuti da lontano per scalare la parete nord dello Scarason, e lo stesso massiccio del Marguareis, il nostro fiore all'occhiello in un certo senso, è solcato da due grandi canaloni innevati che ancora oggi si chiamano "dei Genovesi" e "dei Torinesi".
Ma se si tolgono le poche eccezioni forestiere, la toponomastica delle Alpi Liguri, dai colli alle cime, dai giàs ai rifugi, dalle rare vie su roccia buona a quelle, più frequenti, su roccia calcarea di pessima qualità, è tutta un intreccio di nomi e di nomignoli monregalesi.

Silvano Gregoli nasce nel 1940 nella piatta Lomellina pavese, ma si trasferisce presto a Mondovì, cittadina piemontese delle cosiddette Alpi Liguri. Per più di vent’anni percorre tutte le montagne circostanti, e altre ancora. Laureatosi in Fisica a Torino, nel 1967 attraversa le Alpi e approda in Belgio. Divenuto funzionario della Comunità Economica Europea, viene assegnato all’Université Libre di Bruxelles come ricercatore scientifico. Negli anni successivi inizia una serie di migrazioni che portano in Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda e Israele come addetto scientifico presso le rispettive Delegazioni della CEE. Raggiunta l’età della pensione si riavvicina alla montagna andando a vivere per alcuni anni a Sambuco, in Valle Stura, per poi fare ritorno a Mondovì.
Oltre che del volume di racconti Alpi Liguri primo amore (CDA&Vivalda Editori 2004), da cui è tratto questo brano, è autore del romanzo Xeno (Mursia 2010).

Ultimo aggiornamento: 21/05/2020

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