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Farfalle migratrici e farfalle d'alta quota

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Alcune farfalle tendono a rifuggire la stagione fredda, rifugiandosi in aree calde; altre, invece, alla migrazione hanno preferito adattarsi alla vita in montagna!

Illustrazione di S. Torta, con la collaborazione di A. Cozzolino

Farfalle migratrici

Il fenomeno migratorio è comune a molti animali. Come molti di questi, alcune farfalle tendono a spostarsi per evitare la stagione fredda, rifugiandosi in aree più calde, dove vanno alla ricerca di nutrimento.
Questa non è però la sola ragione che spinge questi insetti di mezzo grammo di peso a compiere viaggi immensi, talvolta anche di centinaia, se non migliaia di chilometri.
Alcune specie tendono a spostarsi verso nord anche in primavera, quando le aree meridionali possono ancora soddisfare le loro esigenze alimentari. Si suppone che questo comportamento abbia la funzione di incrementare il più possibile la dispersione degli individui, per produrre più generazioni contemporaneamente, sfruttando la presenza di nuovi habitat e di piante nutrici.

Esemplare di Vanessa cardui fotografato da Augusto Rivelli, archivio Aree Protette Alpi Marittime La farfalla Vanessa del cardo sverna nelle aree meridionali del Mediterraneo e nella fascia tropicale; in primavera si sposta verso il centro Europa e la Gran Bretagna | Archivio APAM, A. Rivelli

Il volo migratorio di alcune farfalle sembra essere dettato anche da fattori di tipo fisico: l’inclinazione dei raggi solari, la temperatura, la lunghezza del giorno; persino variazioni del campo magnetico terrestre paiono avere effetti diretti sulla migrazione di questi insetti. Il vento sembra avere un peso di rilievo sugli spostamenti.
Alle farfalle migratrici si contrappongono quelle sedentarie, che tendono a trascorrere la propria vita senza mai allontanarsi da dove sono nate.
Generalmente queste farfalle assumono dimensioni ridotte, e sfruttano al massimo le risorse degli ambienti in cui vivono, in particolar modo le piante nutrici, altamente specifiche e talvolta poco comuni, su cui depongono le loro uova.

Farfalle d'alta quota

Le farfalle che vivono ad alta quota devono affrontare ogni giorno molte avversità: temperature più basse, una minore filtrazione delle radiazioni solari, venti più intensi, bassa umidità e copertura nevosa prolungata. Tutti questi fattori rendono l’ambiente d’alta quota particolarmente inospitale per le farfalle; alcune specie, invece, sono riuscite ad adattarsi in modo ottimale a queste condizioni, adottando strategie uniche per ottimizzare la loro vita a queste altitudini.
Generalmente queste farfalle presentano dimensioni ridotte rispetto a quelle che vivono a quote più basse: ciò consente di risparmiare le proprie energie per indirizzarle verso funzioni biologiche vitali come il nutrimento e la riproduzione. Una taglia ridotta può anche permettere alle farfalle di nascondersi in anfratti tra le rocce, dove possono ripararsi aumentando le proprie chance di sopravvivere.

Esemplare di Parnassius apollo fotografato da Paolo Bolla, archivio Aree Protette Alpi Marittime La farfalla Parnassius apollo vive a quote generalmente superiori ai 1700 m | Archivio APAM, P. Bolla

Un altro adattamento sviluppato dalle farfalle di alta quota è il melanismo, ossia la propensione ad assumere colorazioni più scure, di modo da potersi riscaldare più velocemente e potersi alzare il prima possibile in volo.
Altre specie ancora hanno ridotto i propri cicli biologici ai brevi periodi in cui le condizioni climatiche sono favorevoli per la riproduzione, per poi trascorrere il resto del tempo in uno stato di diapausa, simile al letargo dei mammiferi. Alcune farfalle volano solo alcuni giorni, alla ricerca dei fiori che possano dare loro nutrimento: i cambiamenti climatici, da cui possono scaturire drastici aumenti di temperatura, seguiti da gelate tardive, possono mettere a rischio queste specie, veri e propri ingranaggi in una macchina con un suo equilibrio, che rischia così di rompersi.

Ultimo aggiornamento: 03/05/2023
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