#effettofarfalla

Morfologia della farfalla

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Le farfalle per certi versi rimangono ancora un mistero per la scienza: silenziose, instancabili, enigmatiche, piccole ma non fragili, sono da sempre fonte di fascino e stupore.

Illustrazione di S. Torta, con la collaborazione di A. Cozzolino

Le farfalle per certi versi rimangono ancora un mistero per la scienza: piccole, silenziose, instancabili, enigmatiche, sono da sempre fonte di fascino e stupore.
Sono comparse circa 150 milioni di anni fa, insieme alle Angiosperme – le piante da fiore – con cui si sono evolute parallelamente, in un processo che viene chiamato “coevoluzione”, dando origine a un’esplosione di colori e forme che ancora oggi rappresenta un variopinto mistero.

Questi insetti fanno parte dell’ordine Lepidoptera, al quale si riconducono farfalle diurne e falene. Le specie di Lepidotteri conosciute attualmente sono più di 165.000, di queste 20.000 circa sono diurne. In Italia si trovano circa 290 specie di farfalle, una biodiversità tra le più alte d’Europa (per saperne di più leggi La Lista Rossa delle farfalle italiane).
Esse sono presenti in vari ambienti, dal livello del mare fino alle alte quote, su Alpi e Appennini.
Ovviamente nelle regioni montane il fattore altitudine è decisamente limitante, e il numero di specie diminuisce gradualmente con la quota.


L'origine del nome

Il termine Lepidoptera deriva dal greco Lepis – “scaglia” o “squama” – e pteron – “ala” –: questo sta a indicare che le loro ali sono ricoperte da minuscole scaglie imbricate le une sulle altre al di sopra di una membrana traslucida; queste scaglie determinano colore e stato di salute dell’animale.
Le farfalle sono molto delicate per cui, se maneggiate da persone non esperte, possono essere facilmente danneggiate: le scaglie presenti sulle ali possono staccarsi rendendo così il volo irregolare o addirittura impossibile e la farfalla diviene quindi una facile preda. È quindi necessario agire con estrema cautela nel momento in cui ci si approccia a questi animali.

Aspetto

Negli esemplari adulti il capo si presenta piccolo, con occhi composti, formati da una moltitudine di lenti esagonali (ommatidi). La loro visione è a colori con una spiccata sensibilità ai raggi ultravioletti.
Inoltre, la coevoluzione fiore-farfalla ha fatto sì che i fiori evolvessero colori e sfumature che, per esempio, enfatizzano la porzione in cui è presente il polline, per agevolare l’impollinazione degli insetti. In questo modo, le cosiddette autostrade del polline, diventano perfette piste di atterraggio per le farfalle.
Le farfalle, infatti, sono ghiotte di nettare, che succhiano attraverso una sorta di proboscide avvolgibile, chiamata spirotromba. Essa viene portata arrotolata sotto il capo, per poi essere svolta per succhiare i liquidi zuccherini contenuti nei fiori.
Il passaggio di esse su diversi fiori, permette l’impollinazione altamente specifica di diverse specie di piante.
In questo sta la chiave della coevoluzione fiore-farfalla: l’uno necessita dell’aiuto dell’altra per poter esistere.

Esemplare di Lycaena eurydame fotografato da Paolo Bolla, archivio Aree Protette Alpi Marittime Lycaena eurydame | Archivio APAM, P. Bolla

Le antenne, poste alla sommità del capo, hanno funzione tattile e olfattiva. Il loro aspetto consente di fare una prima distinzione tra farfalle diurne e falene: infatti le prime sono dotate di antenne a forma di clava mentre le seconde hanno antenne di aspetto estremamente vario (pettinato, filiforme, piumato, etc).
Le altre differenze tra i due gruppi riguardano le abitudini comportamentali: in posizione di riposo le farfalle diurne mantengono le ali chiuse verticalmente rispetto al corpo, le falene le tengono invece disposte orizzontalmente lungo il corpo.
Le zampe sono polifunzionali, essendo dotate di recettori tattili e olfattivi; ciò permette all’animale di percepire le vibrazioni, odori e gusti.

Quando una farfalla è nei paraggi, le sue ali sono l’elemento che per primo cattura la nostra attenzione.
La colorazione permette spesso di distinguerle da specie a specie, anche se l’identificazione spesso può dipendere da dettagli minimi, anche da un solo puntino più scuro. La tavolozza di colori che costituisce la meraviglia di questi animali può avere diversi significati: colori appariscenti possono avvertire un eventuale predatore di una possibile tossicità, anche fittizia; colori mimetici permettono invece di nascondersi con maestria nell’ambiente, evitando lo sguardo attento dei propri predatori naturali, ma anche di osservatori come noi.

Esemplare di Melanargia galathea fotografato da Augusto Rivelli, archivio Aree Protette Alpi Marittime Melanargia galathea | Archivio APAM, G. Pallavicini

Nelle farfalle sono sempre presenti due paia di ali, anteriori e posteriori; solitamente le anteriori hanno dimensioni leggermente superiori.
Durante il volo, grazie a una perfetta sovrapposizione, le ali si muovono con estrema sincronia e restano unite tra loro.
Nelle falene è invece il frenulo a tenere insieme ali posteriori e anteriori, una struttura a gancio visibile solo tramite microscopio.
A sostenere l’intera struttura alare sono le nervature, una rete di tubuli in cui scorre l’emolinfa, un liquido con funzione analoga a quella del sangue nei mammiferi.

La parte più superficiale delle ali pare coinvolta nella termoregolazione. Grazie alla presenza di pigmenti in ogni scaglia, specie se scuri, la farfalla riesce a catturare calore per cui se durante le giornate piovose e uggiose le farfalle non volano, durante quelle soleggiate è più comune vederle spiegare le ali per poter fare il pieno di calore, riscaldare i propri fasci nervosi e muscolari e spiccare il volo.

Ultimo aggiornamento: 03/05/2023
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